La filtrazione tangenziale rappresenta senza dubbio uno dei procedimenti più innovativi nel campo della filtrazione permettendo prestazioni non consentite da nessuno degli altri processi di separazione solido-liquido.
Nell’industria delle bevande e quindi anche nell’industria enologica, con l’impiego di tale processo ci si propone di ottenere in un solo passaggio l’illimpidimento perfetto del prodotto, la sua stabilizzazione microbiologica, l’eventuale parziale eliminazione di colloidi e degli enzimi ossidanti. In tal modo, si eliminerebbero le diverse filtrazioni successive (compresa la centrifuga), le pastorizzazioni e un miglioramento dei processi di stabilizzazione del prodotto. Tutto questo porterebbe ad una minor perdita e manipolazioni del prodotto, risparmi sui coadiuvanti e sulla manodopera, con riduzione complessiva dei costi e maggiore salvaguardia delle qualità iniziali.
Si tenga poi ancora presente che l’impiego di alcuni mezzi filtranti, quali la farina fossile, non è esente da inconvenienti per il personale ed inoltre lo scarico dei pannelli esauriti pone sempre maggiori difficoltà di smaltimento. Il complesso di tutte queste circostanze pone in una luce ottimale l’adozione di tale processo nell’industria vinicola.
La filtrazione tangenziale si basa sul principio di far scorrere il liquido parallelamente al mezzo filtrante, anziché in direzione ad esso perpendicolare; ciò evita l’intasamento e consente soglie di ritenzione molto più basse. Infatti, se la velocità di flusso supera un certo limite, invece di avere uno scorrimento laminare, si creano turbolenze nel flusso che impediscono il deposito delle particelle in sospensione e migliorano di conseguenza le prestazioni della filtrazione.