Dopo le posticipazioni degli eventi fieristici europei più importanti , Prowein e Vinitaly rimandate al 2021, e la ricollocazione dell’International Wine Challenge di Londra a novembre 2020, ci si interroga sulle possibili evoluzioni nel mondo del vino in piena pandemia. Il 2019 era stato l’anno dei dazi americani che aveva inciso significativamente sulle esportazioni e il 2020 toccherà essere tristemente ricordato come l’anno del Coronavirus, causa della pandemia globale con presumibili cali di fatturato dovuti ai rallentamenti di tutti i mercati. Già le prime stime parlano di una perdita di 56 milioni di ettolitri.

Tuttavia, sul mercato nazionale, si possono intravedere primi segnali di resistenza: si sta verificando lo spostamento dei consumi sul segmento off-trade (supermercati della GDO) e, in queste settimane di lockdown, ne sta beneficiando soprattutto l’e-commerce dei prodotti enologici. Ad esempio, l’app Winedelivery ha rilevato un aumento della domanda dei vini a casa da un 25% ad un oltre 50% soprattutto nelle città del nord Italia. (il servizio è attivo nelle città italiane più importanti). Eataly ha registrato un aumento della domanda di prodotti alimentari e delle bevande del 3000%! Per le cantine enologiche, può essere anche un momento per potenziale i propri canali e-commerce grazie al fatto che si possono gestire agevolmente in smart working. Su scala nazionale, si rileva che, in queste settimane di emergenza, le vendite online siano aumentate del 300%.
Questo è un momento dove nulla è più prioritario che rinsaldare il legame con il proprio territorio e per tutte le aziende vitivinicole è bene cercare di sfruttare al meglio concetti esclusivi come il terroir e l’interazione vitigno-ambiente per rafforzare il proprio brand e il proprio story-telling, necessari per un marketing più incisivo. Ricordiamo che l’Italia, a differenza della Francia, si trova nella condizione di essere l’unica nazione a produrre e costruire domanda su vini derivanti da alcune centinaia di varietà storiche, coltivate esclusivamente nel nostro paese, che danno origine ad oltre 520 denominazioni.
E mentre si stanno studiando, in accordo con il Ministero delle Politiche Agricole, misure straordinarie per mitigare i danni del comparto, è innegabile che questo 2020 sarà il periodo più difficile dallo scandalo del metanolo e si dovrà aspettare un po’ prima che i numeri tornino a regime. Ma, in questa fase delicata, ogni piccolo spunto deve essere colto in modo da sfruttarlo quando tutti ne usciremo. Ed anche il mondo enologico ne uscirà vincente.
“Come succede dopo una guerra – sostiene il professore Attilio Scienza, docente dell’Università degli studi di Milano – c’è un comportamento che i sociologi dei consumi chiamano a “V”, ovvero un crollo dei consumi e delle attività ma che poi, dopo aver toccato il fondo, ripartono con grande vitalità e vigore. E si prevede che anche alla fine di questa crisi ci sarà un’accelerazione e, prima di tutto degli investimenti, perché se ci saranno disponibilità finanziarie, molte aziende ne approfitteranno per ripartire migliorando la produzione.” (fonte Wine News)